domenica 14 dicembre 2025

Giuliana Saladino, filo rosso tra giornalismo e impegno civile

              Palermo – Quando circa vent’anni fa, su suggerimento di una cara amica, la scrivente ha scoperto i suoi scritti, era ormai troppo tardi per farne la conoscenza diretta: la concittadina Giuliana Saladino, giornalista e scrittrice, ormai non c’era più, morta a 73 anni nel 1999. 
       Forse, oltre lo stretto, non sono in tanti a conoscerla. Vale la pena farne allora memoria, a cento anni dalla sua nascita, avvenuta a Palermo il 16 dicembre 1925. 
Chi è stata Giuliana Saladino? Marcello Sorgi, ex direttore del TG1 ed editorialista de La Stampa, un tempo suo giovane collega nella redazione del battagliero quotidiano palermitano l’Ora, l’ha definita: “Super-cronista attenta e curiosa… aveva il dono di un particolare mestiere che le faceva subito individuare protagonisti, dettagli e retroscena del fatto che poi avrebbe raccontato, con la scrittura nervosa e stupita che fa del giornalismo femminile un linguaggio a parte”.
La professoressa Giovanna Fiume, già docente di Storia moderna all’Università di Palermo, nella prefazione al libro/raccolta di inchieste e scritti della giornalista palermitana dal titolo Chissà come chiameremo questi anni, afferma: “È l’erraticità la cifra personale di Giuliana Saladino nella sua lettura della società, il veloce andirivieni dalla collettività all’individuo, dal generale al particolare, dalla teoria al caso concreto… dalla società alla persona, dalla cronaca alla storia”.
Con poche, essenziali pennellate, la ricordava così l’amica Simona Mafai: 
“Nata a Palermo, da famiglia aristocratica, (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 14.12.25, il Punto Quotidiano

(A Giuliana ho scritto una lettera, qui...)

venerdì 12 dicembre 2025

Grazie, Oriana...

(...)
 Me ne è saltato all’occhio uno leggermente fuori posto. Ho riconosciuto la foto nella copertina: Lettera a un bambino mai nato, il libro della Fallaci, quello che ho appena sfogliato quando tu eri nella mia pancia… Quello che allora mamma mi ha quasi strappato dalle mani. Perché me lo aveva sottratto così? Cosa celava? Se si trattava di una verità triste sentivo che era proprio il momento giusto… L’ho preso. 
Arrivati in ospedale, ci hanno permesso di entrare tre minuti in intensiva per salutare in silenzio la nonna. Ci hanno rassicurato che tutto procedeva per il meglio. Così ho quasi imposto allo zio di andare a sistemare qualcosa al lavoro e di riposarsi un pochino: sarei rimasta io in ospedale. 
Ho tirato fuori dallo zaino il libro con il volto addolorato e inquieto della Fallaci. L’ho aperto. 
Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo.

21.

Habibi, amore mio… Accidenti, come scrive bene questa donna! La prefazione lo vendeva come uno dei veri libri sulla vita e sulla morte, letto da milioni di persone.
Quanto mi piacerebbe che Zahira, la tua Ziazira lo leggesse… Chissà, magari lo conosce…
Immagino quanto dovesse essere difficile e complicato per una donna rimanere incinta senza un marito quando, a metà degli anni ’70, c’era ancora una condanna sociale per una situazione del genere. Infatti, in questa storia, il compagno della protagonista vorrebbe che lei si sbarazzasse del bambino, ma allora non c’era una legge che consentisse l’aborto, il medico la guarda male, il datore di lavoro è imbarazzato… Le stanno accanto solo un’amica e gli anziani genitori, che le vogliono bene. E lei è in crisi perché stare a riposo potrebbe farle perdere un’occasione importante per il suo lavoro.
Il dialogo immaginario che la protagonista intreccia con il bambino che sta crescendo dentro di lei è così autentico, vivido, serrato… Mi ha fatto pensare a tutte le volte che ti parlavo quando ancora eri in pancia, anche se tu forse non potevi ascoltarmi… 
Anche lei, come e più di me, ha corso dei rischi durante la sua gravidanza. Io non sarei stata capace di esprimere con le sue parole quello che provavo quando io-e-tu eravamo fusi insieme, ma ora mi sento come rispecchiata da queste righe … Quel concetto della consolazione per fotografie… Dice che gli innamorati distanti le usano per non sentirsi soli e anche lei guardava le fotografie del bambino, per eludere la malinconia. Immaginava che il feto, con quella forma da mezzo pesce e mezzo larva, si trasformasse piano, subisse una meravigliosa metamorfosi: “Ti sono spuntate le ali! Viene voglia di accarezzarle, accarezzarti” Mi ricordo ancora le tue ecografie, anche io immaginavo ogni tuo futuro mutamento…
Quelle considerazioni così nette, chiare, definitive sul sentimento unico e viscerale che ci univa e ci continua ad unire, di cui persino tuo padre mi è sembrato a volte assurdamente geloso: è vero che quello che sente una donna quando prende tra le braccia il suo bambino così piccolo e indifeso, quel sentimento che la trasforma in madre, è vero che è quello l’amore. 
Mi son sempre posta l’atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando ‘Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo, perché?’”

Maria D'Asaro Lettere a un bambino poi nato Diogene Multimedia, Bologna, 2025 pp.77-79

(grazie di cuore ad Adriana, Alessandra, Augusto, Federica che hanno animato la presentazione del libro, ieri pomeriggio a Palermo alla Casa dell'Equità e della Bellezza, e a tutte le amiche e amici intervenute/i)

martedì 9 dicembre 2025

Eravamo al Massimo...

       Alla presenza del Presidente della Repubblica, sabato 6 dicembre, al teatro Massimo di Palermo, la cerimonia di consegna del titolo di ‘capitale italiana del volontariato’:  Palermo (2025) passa il testimone a Modena (2026).

     Tra gli altri, l’intervento di Giuditta Petrillo (Presidente del CeSVoP, Centro Servizi per il Volontariato, Palermo):
“I volontari sono progettisti della trasformazione sociale… 
Non un volontariato dall’alto, ma un volontariato fattivo e concreto, a servizio del territorio…
Il volontario costruisce legami, dove sembrano esserci divisioni…
Il volontariato è un’infrastruttura permanente… è partecipazione e cittadinanza attiva
Il volontariato è esercizio concreto, non marginale, della sovranità popolare per la realizzazione di una società più giusta, più coesa, più umana…

E qualche parola di Mattarella: 

“Il volontariato ha una grande valenza culturale e formativa… non è affatto solo pronto soccorso per le emergenze…
Il volontariato dà senso alle relazioni sociali…
La partecipazione e la solidarietà di cui si fa portavoce il volontario sono principi costituzionali… come la dimensione della cittadinanza attiva.
La sussidiarietà verticale e orizzontale è a pieno titolo iscritta nella carta costituzionale…
Essere volontari vuol dire permettere all’altro di entrare nella nostra vita per arricchirla…
Il volontariato è antidoto alle tossine della paura… 
La grandezza dei volontari sta nel loro curare le ‘ferite’ dell’ambiente e del territorio…
I volontari sono i veri patrioti… a loro si deve la crescita del patrimonio morale del nostro Paese. 
La gratuità del volontario non è un’illusione ingenua per anime belle, ma il volano efficace per la costruzione del bene comune…”

(Qui, in un precedente articolo, dati sul volontariato e notizie sull'AS.VO.PE.)












domenica 7 dicembre 2025

I capolavori di Pellizza da Volpedo (non solo il Quarto Stato)

       Palermo – Chi si trova a passare da Milano durante questo mese o nel prossimo, non perda l’opportunità di visitare la mostra monografica dedicata a Giuseppe Pellizza da Volpedo, il pittore di fine ‘800 celebre per il Quarto Stato: visitabile alla Galleria d’Arte Moderna già dal 26 settembre, la mostra sarà aperta al pubblico sino al 25 gennaio 2026.
      Il percorso espositivo, curato da Aurora Scotti e Paola Zatti, allestito nelle cinque sale al pianoterra della Villa Reale riservate alle mostre temporanee della Galleria e in quella del Quarto Stato al primo piano del museo, comprende quaranta opere tra dipinti e disegni, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere. La genesi artistica e il significato di molti dipinti può essere approfondita se, mentre si visita la mostra, si accede a un sito dedicato scannerizzando un apposito QR code. 
      La scrivente, che non è un’esperta in storia dell’arte, ha così scoperto un pittore assai talentuoso e complesso, autore, oltre che della celeberrima tela, anche di altre opere originali e significative.
La sua parabola umana e artistica è stata purtroppo breve perché Giuseppe Pellizza, nato nel 1868 nel comune piemontese di Volpedo, in provincia di Alessandria, nel 1907 - a soli 39 anni – a Volpedo (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 7 dicembre 2025, il Punto Quotidiano

venerdì 5 dicembre 2025

Senza sparare un colpo: trame di pace nella pagina politica di Vandana Shiva

     In un suo saggio del 2001 sulla necessità per le donne di proferire sulla guerra una «parola altra, una parola per la pace», Françoise Duroux affermava:

Evitare una guerra richiede una quarta ghinea, un supplemento all’istruzione di Arthur. Perché evitare la guerra supporrebbe degli spostamenti dell’immaginario che riguardano sia gli uomini che le donne, sempre che queste categorie siano ancora rilevanti. (…) Freud termina la sua risposta ad Einstein [nel celebre carteggio] con una frase: “Tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra.1

   Partendo da questa riflessione, ci domandiamo se una quarta ghinea sia possibile spenderla per una donna che, smascherando le fondamenta del pensiero bellicista, è capace di tessere trame di pensiero e azioni per promuovere l’evoluzione civile. Troviamo nell’ «impertinenza» di Vandana Shiva il motivo per cui investire questa quarta ghinea… Dobbiamo rifarci al suo intervento all’Opera House di Sidney del 3 novembre 2010 È ora di finire la guerra contro la Terra nel quale la scienziata indiana afferma:

Quando pensiamo alle guerre ai nostri tempi, volgiamo la mente all’Iraq e all’Afghanistan [e all’Ucraina, pensiamo noi]. Ma la guerra più grossa è quella contro il pianeta. È una guerra con le radici in un’economia che manca di rispettare i limiti ecologici ed etici – limiti all’ineguaglianza, all’ingiustizia, all’avidità e alla concentrazione economica. (…) Le guerre nel loro dispiegarsi riguardano sangue per cibo, sangue per geni e biodiversità e sangue per acqua. (…) La guerra contro la Terra comincia nella mente. Pensieri violenti plasmano azioni violente. Categorie violente costruiscono attrezzi/strumenti violenti (…). In uno sviluppo non sostenibile sono coinvolti tre livelli di violenza. IL primo è la violenza contro la terra, che si esprime come crisi ecologica. Il secondo è la violenza contro le persone, che si esprime come povertà, privazione e sfollamento. IL terzo è la violenza della guerra e della conflittualità in quanto i ricchi si protendono a risorse situate in altre comunità e paesi per i propri appetiti illimitati."

1. Françoise Duroux Tre ghinee o più, in Il paradigma perturbante della differenza sessuale, Milano, Mimesis, pp.198-99


Ida La Porta, Emi Monteneri, Agata Schiera: Senza sparare un colpo: le efficaci trame e relazioni di pace nella pratica politica di Vandana Shiva p.67 
nel testo: Corpi e parole di donne per la pace (a cura di Mariella Pasinati) Navarra, Pa, 2024

mercoledì 3 dicembre 2025

Italia, record in Europa per morti da smog

      Palermo – “Se le vedessimo, come vediamo le cimici e altri insetti che ci disturbano, probabilmente ci indigneremmo di più e ci sapremmo difendere meglio…” – ha esordito così il professore Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia all’Istituto Nazionale Italiano dei Tumori, nel corso di un’intervista concessa al Telegiornale della Scienza Leonardo all’inizio di novembre, mentre a Genova era in corso il Festival della Scienza. 
     “Paragono sempre infatti il particolato, le famigerate particelle fini e ultrafini, alle cimici perché possiamo visualizzarne la pericolosità… Penso infatti che il primo scudo antismog sia proprio la conoscenza del fenomeno, l’esserne consapevoli”.
     Quelli che presenta l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono numeri drammatici: l’inquinamento atmosferico provoca circa otto milioni di morti nel mondo. E l’Italia in Europa è maglia nera: con 630.000 morti per smog, il nostro paese detiene il più alto tasso di mortalità del continente.
“E purtroppo, se si nasce in pianura padana, si ha un’aspettativa di vita, è brutto dirlo, ma è giusto saperlo, di circa due anni inferiore rispetto alla media nazionale – ha continuato il professore – Però la prevenzione, se si interviene sia sull’ambiente esterno che sugli stili di vita, potrebbe essere molto migliorata”.
     Roberto Boffi è infatti autore ... (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 30 novembre 2025, il Punto Quotidiano

domenica 30 novembre 2025

Buon compleanno! E sono 17...

      Forse non è un caso che sia nato a novembre, uno dei suoi mesi preferiti: 30 novembre 2008, sembra ieri. E invece sono passati 17 anni…
      Allora, nella casa di mattoni di nostra signora, c’erano ancora tutti e tre gli splendidi figli di carne e facevano un’allegra baldoria…  Ora abitano il vasto mondo e lei va a trovarli. E poi partorisce parole...

E' contenta:

- delle 101 (e più) recensioni; 

- degli articoli pubblicati nel giornale con qui collabora (oggi il pezzo n.400!);

- della divulgazione di tematiche ambientaliste e nonviolente, per offrire stimoli culturali, sociali e politici costruttivi;

 - di avere scritto due libri: Una sedia nell’aldilà e Lettere a un bambino poi nato, che si presenterà giovedì 11 dicembre alle 18 a Palermo, alla Casa dell’Equità e della Bellezza, in via Garzilli, 43/a. Levatrici speciali saranno Adriana Saieva e Alessandra Colonna Romano, con la speciale regia di Augusto Cavadi.

Il blog ha aiutato nostra signora a trovare la sua ‘vocazione’: scrivere per lei è come andare all’incontro con l’innamorato’ (per dirla con le parole di Dacia Maraini).

Nostra signora capisce bene il senso di quanto dice l'amata Natalia Ginzburg: “Chi scrive, corre due pericoli: il pericolo di essere troppo buono e tollerante con sé stesso, e il pericolo di disprezzarsi. Quando vuole troppo bene a sé stesso, quando si sente per tutto ciò che pensa e scrive traboccante di simpatia, scrive allora con una facilità e fluidità che dovrebbe metterlo in sospetto. (…). Quando invece prende a disprezzarsi, abbatte prontamente i propri pensieri, li atterra a fucilate non appena si alzano e respirano, e si trova ad ammucchiare intorno a sé convulsamente cadaveri di pensieri, ingombranti e pesanti come uccelli morti. (…).  Perciò chi scrive, sente con forza la necessità di avere degli interlocutori. Di avere cioè al mondo tre o quattro persone, a cui sottoporre ciò che scrive… (…) Il pubblico è, per chi scrive, una proliferazione e una proiezione di queste tre o quattro persone nell’ignoto e nell’infinito. Queste persone aiutano chi scrive sia a non provare per sé stesso una simpatia cieca e indiscriminata, sia a non provare per sé stesso un disprezzo mortale. Lo aiutano a difendersi dalla sensazione di farneticare e delirare in solitudine”.

Allora, profonda gratitudine a chi, con generoso interesse, naviga in questi mari da solcare e, magari, lascia ogni tanto una traccia.

Un pensiero particolare e commosso a Gus, Daniele il Rockpoeta, Michela… che dai mari del web sono trapassati all’immensità del mistero… Proprio la notte scorsa nostra signora ha sognato che le restava pochissimo da vivere e, tra gli altri pensieri, in sogno c'era anche questo: chi scriverà nel blog la parola ‘fine’?

Nostra signora ci penserà… intanto l’auspicio è che, l’anno prossimo, il blog diventi maggiorenne!

sabato 29 novembre 2025

Prontuario di azione nonviolenta: il nemico è la guerra...

         "Vorrei proporre una breve riflessione che possa contribuire alla costruzione della pace: costruzione della pace nel senso specifico di insieme di pratiche non belliche in grado di fermare l’attuale scontro Russia/Ucraina, e in quello più generale di promozione di una cultura che ci abitui a pensare la soluzione di ogni conflitto violento attraverso il ricorso a mezzi pacifici. (…)
     Dal punto di vista del pensiero della nonviolenza, cui mi ispiro – ma anche da quello dello storico e filosofo Plutarco il quale, a proposito della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) che vide contrapporsi la potenza spartana a quella ateniese, sottolineava criticamente la responsabilità delle parti terze (cioè delle altre città? Che o restavano passive o si schieravano con uno dei contendenti invece di ‘interporsi’ tra loro – da questo punto di vista, dicevo, cerco di ragionare concretamente dal luogo che occupo (l’Europa) illustrando ciò che poteva fare la parte del mondo in cui vivo, indipendentemente da ‘chi ha cominciato’.
        La nonviolenza non guarda a ciò, perfino non guarda alla ‘verità’ nel senso comune del termine (per questo ritengo la nonviolenza un tipo di pensiero pratico capace di rispondere alle esigenze dell’epoca della post-verità, in cui cosa è vero e cosa è falso è diventato molto difficile da capire); essa guarda, invece, al presente in vista della costruzione del futuro.
Al di là del pacifismo, per molti versi benemerito ma che può limitarsi alla protesta, la nonviolenza intende suggerire e attuare il modo in cui si può operare attivamente per la pace. Innanzitutto, nell’azione immediata, per questa pace qui; poi anche negli interventi strutturali, di sistema, per cacciare a poco a poco, come si dice, la guerra fuori dalla Storia."

Un punto di partenza trasversale: il nemico è la guerra

Il nemico è la guerra. Non ovviamente,  l’Ucraina, i cui confini sono stati militarmente oltrepassati; non Putin che di quell’azione aggressiva è stato l’autore, anche se pretende di giustificarsi facendo presente la sempre maggiore vicinanza della Nato al suo Paese (il che spiega ma non giustifica la sua invasione); non la Nato, benché non sia chiaro il senso della sua esistenza dopo la fine del Patto di Varsavia e men che meno del suo continuo allargamento (dagli originari 12 Paesi agli attuali 32); non gli Stati Uniti, nonostante tutti i loro errori e di comunicazione e di azione; non l’Europa e l’Italia e chi è per l’invio di armi (…); (il nemico) non è  chi, per me illecitamente, accusa di essere guerrafondai tutti coloro che non vedono soluzioni se non nell’invio di armi in vista di negoziati; non chi altrettanto illecitamente accusa di essere ‘oggettivamente’ a favore dell’autocrate o, al meglio, ‘anime belle’ coloro che, siano pacifisti o nonviolenti, non vogliono l’invio di armi ma altre azioni volte a contrastare e a condurre Putin ai negoziati; non i giornalisti che, probabilmente perché non conoscono altro modo di pensare, fanno propaganda magari sapendo che questo non è deontologicamente corretto, ma credendo che nell’attuale contingenza sia necessario; (il nemico) non è chiunque la pensi diversamente da me.
         No: i nemici sono la guerra e la sua logica che hanno operato in Ucraina (e in molte altre parti del mondo) e che, oltre a produrre tragedie umane e disastri ambientali, hanno creato un clima d’odio che avrà effetti ancora per chissà quanto tempo nel futuro, visto che ognuna delle due parti ha avuto i suoi numerosi morti.
      I nemici sono tutte le parole e le azioni che contribuiscono a tutto ciò, non le persone che le esprimono e le compiono.      

Andrea Cozzo Media di guerra e media di pace sulla guerra in Ucraina 
Promemoria e Istruzioni per il futuro - Mimesis, Milano, 2025, pagg.143,144

domenica 23 novembre 2025

Da Leonor e Marco bollicine di kombucha

      Palermo – A volte ritornano… No, niente da spartire con i racconti orrorifici di Stephen King, tranne l’assonanza linguistica: chi torna è Marco Pilato, che da Pisa ha deciso di rientrare nella sua Caltanissetta con la compagna Leonor Corrales Retana, proveniente dalla Costa Rica.
      Nella città della torre pendente Marco e Leonor si erano conosciuti mentre lui studiava ingegneria biomedica e lei invece agronomia, tecnologia alimentare e biosicurezza.
Uniti dalla comune passione per l’alchimia della fermentazione, grazie al sostegno di un’azienda locale che ha dato loro uno spazio in un terreno agricolo, da Caltanissetta si sono ora trasferiti a Presa, borgo di quaranta abitanti ai piedi dell’Etna, dove hanno avviato con successo un laboratorio per produrre kombucha, bevanda analcolica costituita da tè fermentato, arricchito con aromi diversi.
     Perché proprio Presa, minuscola ma suggestiva frazione del comune di Piedimonte Etneo, sotto lo sguardo maestoso del grande vulcano, Marco lo ha spiegato qualche mese fa ad Antonella Dilorenzo, in un’intervista per il sito di Gambero rosso: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 23.11.25, il Punto Quotidiano